Monumenti e Beni Etno-Antropologici

La Colonna della Madonna dei Termini

Si erge nel piazzale antistante la chiesa una colonna risalente al 1954, di gusto tuscanico ed in muratura, su cui è collocata una statua della Madonna col Bambino. La forma lignea della colonna è stata costruita dai fratelli Peppino e Nicola Castanò, ebanisti locali. Prima della colata di cemento operata dall’impresa di Gregorio Froio (maṣṭṛu Gorinu) di Montauro per il riempimento della suddetta forma, nel sito è stata sotterrata una bottiglia contenente una pergamena con firme di alcune personalità presenti, tra cui: l’arciprete don Nicola Paparo, il sacerdote don Giovanni Apa, il sindaco Francesco (ndon Cìcciu) Caruso, il vice sindaco dott. Gregorio Macrina, ndon Giannino Lomanni, Salvatore (Turùzzu) Procopio.
Sul lato sud della colonna è apposta un’epigrafe marmorea risalente al 1958, anno del centenario dell’apparizione della Madonna di Lourdes, che recita così:
“O celeste Regina benedici con soavità materna i tuoi figli devoti di Gasperina”

cfr. fonte: Mario Voci, Gasperina e dintorni. Storia – Arte – Natura, Vibo Valentia, Qualecultura, 2009

‘A menzalora

La più antica unità di misura è il “passo”, ma si badava al tempo, non allo spazio: “una giornata di cammino”, diversa se carichi o leggeri; aleatoria, la distanza senza punti di riferimento, in mare o in un deserto. Precisa la misurazione romana in milia, che rimane in toponimi: Quattro Miglia, Miglierina… Le misure minori, “canne” e “mezze canne”; “cubiti” (gomiti) e “palmi”. L’estensione e il suo prodotto si dicevano tùmanu. Per il peso, era pratico badare al contenitore e non al contenuto. La stazza delle navi romane era valutata in anfore. I nostri paesi si dotarono di uno strumento pubblico atto a misurare cereali, orzo, fagioli… contenitore di granito, con orifizio in basso: circa 25 chili; altri si usavano per i sottomultipli. Si dava l’aspetto di un volto severo e bonario, con data e iscrizione. In dialetto, la misura si chiamava menzalora.

La frase scolpita sulla pietra riporta il nome Vitaliano Spadea (probabilmente il nome del committente), mentre la scritta riportata sotto il nome riguarda l’anno di realizzazione: il 1746.

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