Frazioni
Aurunci
Il toponimo Aurunci, in dialetto gasperinese i Runci, testimonia l’esistenza dell’antico casale di Aurunco, citato nelle fonti storiche dalla fine del sec. XI sino al sec. XIV. Per provare ad individuare l’esatta località dove il casale di Aurunco sorgeva è utile prendere in considerazione il documento Privilegium magnum del 1099 che riguarda alcune donazioni fatte nel 1098 da Ruggero d’Altavilla al monaco Bruno. Nel documento, su richiesta di Lanuino, stretto collaboratore di Bruno, sono descritti i confini del casale di Aurunco. A distanza di molti secoli, solo tre dei toponimi menzionati nel Privilegium magnum e che facevano parte del territorio del casale di Aurunco sopravvivono: due corsi d’acqua, Acqua fredda e Grizzo, e il luogo d’altura Serra, ancora oggi esistente come località Serre tra i comuni di Petrizzi e di Montepaone. Aurunci, pertanto, rimanda al nome del casale Aurunco che si estendeva anche sul territorio dell’odierna frazione di Gasperina (cfr. Mario Voci, “Aurunco”, in L’Araldo di Gasperina, anno I, n. 1, novembre 2010)
Cicciomanno
Poche case sparse nella zona marina del territorio comunale, adiacenti all’argine destro del torrente Caccavari
Creti
Una frazione, composta da poche case, che si estende sulla strada provinciale che giunge fino a Montepaone. Nella rupe accanto a questa frazione, da primavera fino a tutto luglio, si può incontrare una colonia di gruccioni
Melitì
Melitì, localmente Militì, sorge ai piedi della collina di Gasperina e potrebbe corrispondere al punto più a valle dell’antica “tenuta di Gasperina”. La passata appartenenza di tale “tenuta” al vescovado di Mileto, farebbe pensare che il toponimo Melitì o Militì derivi dal nome della città di Mileto. I più antichi riferimenti a Militi al momento risultano quelli riportati dalla cinquecentesca Platea dei possedimenti certosini compresi nel territorio del casale di Gasperina (cfr. Mario Voci, “La <<tenuta di Gasperina>> e la frazione Melitì”, in L’Araldo di Gasperina, anno I, n. 2, febbraio 2011)
Montagnola
Poche case situate sull’argine destro del torrente Caccavari, vicino alla frazione Militì, vengono a formare questa piccola frazione
Pilinga
Pilinga (‘a Pilinga), o anche Pìlinga e Pelinga, ha etimologia dal greco spelynx, in neogreco, spilinx: grotta. Sono numerosi i toponimi meridionali come Grottaglie, Grotteria, e Spìlinga; noti gli insediamenti rupestri di Matera, Zungri e vari altri, grotte naturali adattate ad abitazioni, stalle o depositi. Un’utilizzazione di rilievo storico è, in età bizantina, quella dell’eremitaggio. I primi “solitari” si ritiravano in luoghi appartati; in una seconda fase, si attrezzano a celle delle grotte comunicanti, dette laurai, o lavre o laure. Si racconta a Pilinga di una “grotta con una bocca sola e sette altre bocche”; e di una galleria lunghissima, fino alla lontana Petrizzi. Resta memoria di un cenobio, della terza fase del monachesimo greco. Più moderno il convento di San Nicola, un complesso monumentale, ma poco noto. Sono interessanti i toponimi locali: il diminutivo dialettale Pelingherha; Schiavi che accenna a produzione agricola; Matteo, ricordo di un antico sacerdote. Si narra la leggenda dei buoi che condussero, senza conducente e per volontà divina, la statua alla Madonna dei Termini (nota a cura del Prof. Ulderico Nisticò)
Zilleria
Frazione composta da poche case che si situano a ridosso della provinciale che porta a Montepaone e della sottostante strada comunale che arriva fino alla frazione Pilinga
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